Oggigiorno, bambini e ragazzi passano molto tempo a giocare con i loro smartphone o tablet, e vengono attirati da giochi che inizialmente sembrano essere gratuiti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, ad un certo punto del gioco, viene richiesto un esborso per poter avanzare nel gioco, e la parola chiave spesso diventa "pagare per vincere". Inoltre, in questi gioco è possibile acquistare alcuni accessori virtuali, come ad esempio delle armature.

Visto che i giovani non dispongono di una carta di credito, questi acquisti avvengono solitamente tramite la carta SIM, e il piano tariffario a valore o a contratto: il denaro necessario per questi "acquisti in-app" viene semplicemente detratto dal credito residuo della carta SIM o, nel caso di una tariffa a contratto, addebitato tramite fattura.

Anche se si tratta di pochi centesimi o di pochi euro, l'esperienza insegna che gli importi si accumulano molto rapidamente. È già successo, infatti che ora che i genitori si sono resi conto dell’ammontare della spesa e hanno contattato il CTCU, i figli avevano già speso diverse centinaia di euro.

Se è incorso un danno economico, si può tentare la strada della risoluzione del contratto per incapacità del contraente dovuta all'età. Tuttavia, questo non funziona sempre, poiché le singole spese sono di solito di soli 0,99 euro, cioè molto al di sotto della "paghetta" che un bambino può normalmente gestire autonomamente.


Suggerimento: modificando le impostazioni, è possibile attivare una password di autenticazione per i pagamenti. Le istruzioni per farlo sono disponibili online.